Negli anni del conflitto i pentecostali nel mondo erano alle prese con il processo di consolidamento che aveva seguito la prima fase di inizio ed espansione del risveglio; nel 1914, dopo un travagliato confronto, erano nate le Assemblies of God, prima denominazione propriamente pentecostale che avrà un ruolo decisivo nello sviluppo organizzativo e missionario del movimento pentecostale in tutto il mondo. Accanto a questa operavano altri importanti network come, ad esempio, le varie organizzazioni denominate Church of God nate in epoca pre-pentecostale; nel frattempo il movimento pentecostale si diffondeva in tutto il mondo attraverso la nascita di esperienze locali a volte sorte in modo indipendente l’una dall’altra. Il nostro Paese fu coinvolto nella guerra a partire dal 24 maggio del 1915; a quella data i pentecostali erano presenti in Italia da soli sette anni. Nel 1908 a Roma era nato il primo nucleo ad opera di Giacomo Lombardi (1862-1934) inviato in Italia dalla prima chiesa pentecostale di lingua italiana sorta a Chicago l’anno precedente grazie ad un gruppo di evangelici di origine italiana. Il risveglio pentecostale, infatti, raggiunse la città attraverso l’azione di uno dei più importanti protagonisti delle origini, William Durham (1873-1912), e attraverso di lui raggiunse la piccola congregazione italiana nata da un dissenso con la chiesa presbiteriana italiana della città. Tra il 1908 ed il 1914 nacquero in Italia diversi gruppi pentecostali tra cui i più significativi a Milano, Matera, Gissi, Casalcermelli, La Spezia. Pochi, troppo recenti  e senza alcuna possibilità di espressione pubblica, quindi, per poter esprimere una posizione nei confronti del devastante conflitto che era scoppiato a seguito dell’assassinio dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando d’Asburgo per mano di un’organizzazione nazionalista serba nel giugno del 1914.

 

Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, invece, le voci del mondo pentecostale che si espressero sulla guerra furono diverse e alcune anche autorevoli con prese di posizione significative e generalmente orientate verso un deciso pacifismo. Personalità come Frank Bartlemann, Donald Gee, Howard Carter, John Carter, Charles H. Mason si espressero con estrema chiarezza sulla questione; nello stesso tempo alcune delle denominazioni pentecostali citate presero ufficialmente posizione sull’argomento: nel 1917 (anno in cui gli Stati Uniti entrarono in guerra) le Assemblies of God dichiararono la loro opposizione all’entrata in guerra e la Church of God di Cleveland prese posizione contro i propri membri di chiesa che andavano in guerra. Posizioni simili furono prese in chiese pentecostali russe, tedesche, svizzere e canadesi. Tuttavia, una menzione particolare merita  Arthur Sydney Booth-Clibborn genero del fondatore dell’Esercito della Salvezza, William Booth, divenuto influente predicatore pentecostale. Il suo libro Blood against Blood fu molto elogiato dai periodici pentecostali; era stato scritto in risposta alla guerra boera (1899-1902). Quanto le posizioni della leadership influenzasse poi in modo significativo le basi delle chiese non è facile dirlo; ma di sicuro ci fu una discussione ampia nonostante la recente nascita di queste chiese e un quadro istituzionale e teologico incipiente. Una notazione statistica può dare l’idea di un fenomeno in linea con la tendenza generale. Negli Stati Uniti, su tutta la popolazione, 20.873 uomini si dichiararono non combattenti, ma solo 3.989 mantenne questa posizione dopo la chiamata alla armi. Di questi 450 andarono in prigione e 17 di loro erano pentecostali. Fatte le dovute proporzioni con la consistenza numerica dei pentecostali dell’epoca e la forte avversione sociale di cui erano oggetto, il dato non è trascurabile.