La Federazione delle Chiese Pentecostali ha ritenuto necessario, con una lettera del presidente Remo Cristallo, scrivere alla redazione del corriere.it in merito all’articolo Scelta Geopolitica: Come Wojtyla di Vittorio Messori. Ecco il testo della lettera, inviata via e-email il 9 aprile scorso:
Il sottoscritto scrive, in qualità di presidente della Federazione delle Chiese Pentecostali per chiedere una nota di rettifica a quanto scritto da Vittorio Messori sulla vostra testata il 14 marzo scorso in un articolo intitolato: “Scelta geopolitica: come Wojtila”. Non entro nel merito della chiave di lettura di Messori secondo il quale il nuovo papa dovrebbe quasi indossare le vesti di un novello crociato per arginare il mare delle ‘sette’ evangeliche e pentecostali in Sudamerica; ognuno è libero di pensare ciò che vuole, anche se sarebbe interessante per tutti sapere se il nuovo papa intende il proprio mandato come Messori lo spiega.
Piuttosto mi preme sottolineare come il linguaggio usato da Messori sia errato, capzioso e persino violento se analizzato alla luce dell’impatto che sul lettore italiano può avere; un infortunio che l’illustre studioso avrà commesso in buona fede: ma il fatto rimane. Mi rendo conto che nei tempi mass mediatici intervenire a distanza di quasi un mese è pressappoco un’eternità, ma mi sarei aspettato che qualche cattolico meglio informato avesse corretto sia l’interpretazione delle ragioni relative alla scelta del nuovo pontefice, sia le discutibilissime affermazioni circostanziate. Ciò non è avvenuto, a mia notizia, e dunque il mio intervento si rende quasi doveroso.
Il primo errore di Messori è di riferirsi alle comunità pentecostali (che definisce sprezzantemente chiesuole e sette) senza accennare a nessuna distinzione assolutamente necessaria quando ci si riferisce a questo immenso corpo cristiano; oggi il mondo pentecostale e più ampiamente carismatico costituisce, a livello mondiale, la componente più dinamica e viva del cristianesimo con circa 600 milioni di aderenti distribuiti in 15.000 organizzazioni grandi e piccole in tutti i continenti. Che tra tutte queste organizzazioni ce ne siano alcune problematiche è del tutto innegabile; ma nel corpo delle chiese tradizionali (tra cui quella di Roma) non ci sono problemi di affidabilità o credibilità? Di che parla, dunque, Messori? Si è chiesto che impatto può avere su un’opinione pubblica come quella italiana parlare in questi termini di tale mondo? E dicendo che in Suadamerica, in particolare in Brasile, questi sono foraggiati da finanziatori americani, tirando fuori questa becera e vetusta argomentazione polemica che può far solo sorridere per la sua infondatezza chi abbia un minimo di informazione sulle cose?
Così facendo crea un vero e proprio allarme nei confronti di tante e serie chiese pentecostali nel nostro Paese, italiane e non; non solo avrebbe dovuto chiedersi se un linguaggio di queste genere poteva offendere le chiese pentecostali italiane (e in Brasile ci sono organizzazioni serissime e molto numerose di pentecostali di origine italiana), ma avrebbe dovuto documentarsi un po’ di più sulla situazione brasiliana facendo distinzione rigorose anziché sparare nel mucchio. E in generale gli sarebbe anche bastato chiedere qualche informazione al Consiglio Pontificio per l’Unità dei Cristiani che si occupa di queste relazioni da quarant’anni! Senza contare il fatto che in Italia ci sono chiese pentecostali riconosciute ai più alti livelli.
In Brasile oggi la maggioranza dei pentecostali latino-americani non appartiene ad organizzazioni che hanno la loro sede in America del Nord; piuttosto si sono formati gruppi indigeni che dimostrano l’esistenza di un pentecostalesimo autoctono e autonomo.
Qualche tempo fa Leonardo Boff e Frei Betto (noti teologi cattolici brasiliani) parlando dei pentecostali hanno dichiarato: <<Non chiamiamoli sette. Sono cristiani che pretendono rispetto. Hanno riempito lo spazio abbandonato per decisione vaticana. Stanno interpretando il post moderno con l’impegno di tener viva la spiritualità della gente. Senza di loro non ci sarebbe niente>>.
Ma già nel 1993 Josè Miguez Bonino (noto teologo argentino) affermava che <<gli studiosi seri oggi non sottolineano più l’importanza di un’assistenza dall’estero né parlano di una “invasione straniera” con riferimento al pentecostalismo latino-americano>>.
E questi sarebbero quelli contro i quali il papa dovrebbe partire lancia in resta? Mi auguro che da queste poche notazioni la vostra preg.ma redazione colga il fatto che le questioni sono molte e complesse; ma la bibliografia al riguardo potrebbe essere di gran lunga più numerosa. Sarei molto grato alla vostra testata se si trovasse un modo per rettificare i messaggi negativi lanciati dall’articolo di Messori. Se può servire si potrebbe anche pubblicare questa mia.
Certo della vostra attenzione porgo i più cordiali saluti.
Pastore evangelico Remo Cristallo, Presidente della Federazione delle Chiese Pentecostali